Vin de la Neu 2022 il sorprendente Vino delle Dolomiti

Vin de la Neu Vino delle Dolomiti

Nella Val di Non a 1000 metri di altitudine il Vin de la Neu prende vita sul progetto di sperimentazione dei vitigni resistenti, e diventa un capolavoro.

Ho incontrato questa bottiglia alla degustazione dei Tre Bicchieri Gambero Rosso 2025 tenutasi a Napoli nel Museo Archeologico Nazionale ed è stato colpo di fulmine al primo assaggio. Non sapevo fosse prodotto con un vitigno PIWI, di questi che si stanno sperimentando soprattutto in Trentino per la loro resistenza al cambiamento climatico, quindi la degustazione del vino era scevra da ogni stile di pensiero – la condizione ideale per acquisire la conoscenza. Il vitigno è lo Johanniter e dietro questo vino eccellente c’è la mente esperta dell’enologo Nicola Biasi, il quale ha voluto mettersi in gioco con le proprie risorse in questa direzione. E ci è riuscito molto bene stando all’assaggio del suo Vin de la Neu, vino nuovo, nuovo inteso come novità, innovazione. Il vitigno a bacca bianca è stato creato per combattere le bestie nere oidio, peronospora e botrite dall’Istituto Statale di Viticoltura di Friburgo, nel 1968, e sta rivelando importanti capacità di adattamento al cambiamento climatico.

Prima annata prodotta di Vin de la Neu è la 2013, con sole 300 bottiglie – una prima partenza ben riuscita che ha acceso le aspettative in maniera molto positiva. Il progetto di sostenibilità parte dalla vigna che ha un impianto fitto per ottenere rese basse, e la forma di allevamento è l’alberello a ventaglio. Per la vinificazione Biasi ha scelto piccole vasche di cemento non vetrificato, il vino affina poi in barrique e ancora in bottiglia per almeno 18 mesi.

L’assaggio di Vin de la Neu 2022

Del vino in degustazione colpisce l’estrema finezza, sottile e leggiadro come un cristallo di neve. L’eleganza è sicuramente il suo tratto distintivo, unito alla capacità di riportare la montagna in tutta la sua austerità e fatica. In realtà questo bianco sa essere coraggioso e raffinato allo stesso tempo, sa di roccia bagnata, di fiordaliso, di kumquat, poi emerge il frutto delicato nei toni della nespola e sul finale il pepe bianco. Il sorso conferma il suo andamento leggiadro, elegante, con un leitmotive minerale, succoso e lungo sulla freschezza a sua volta non invadente – sul finale riemergono il frutto e le note agrumate di kumquat.

Gran bel vino!

Scritto da Marina Alaimo
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